Psicologi a Treviso © - Disturbi di apprendimento, deficit attentivi, iperattività. Alcuni bambini, con l’ingresso nella scuola primaria, manifestano difficoltà nell’apprendimento della letto-scrittura (dislessia) e dei numeri (discalculia), spesso accompagnate da difficoltà attentiva e iperattività. Generalmente sono gli insegnanti a segnalare tali problemiai genitori, che spesso vivono la difficoltà del figlio come una colpa per averlo messo al mondo “difettato” o per
averlo educato male. Un bambino che non impara o non obbedisce mette così a dura prova la pazienza e l’autostima di chi gli sta intorno. Si crea, quindi, un circolo vizioso in cui adulti e minori si comunicano, reciprocamente, amplificandoli, nervosismo, frustrazione, impotenza.
Questi ragazzini arrivano dallo psicologo per essere testati con i reattivi in uso nei servizi per l’età evolutiva e, se risultano positivi, certificati come bambini con handicap più o meno gravi.
La certificazione rimane, tuttavia, una lama a doppio taglio, in quanto demotiva il piccolo all’apprendimento e l’educatore all’insegnamento. Si crea, così, una “profezia che si autoavvera”: minori stimolazioni equivalgono, infatti, a minori possibilità di recuperare le lacune e di acquisire nuove conoscenze.
Lo stesso discorso vale per i bambini “vivaci”, diagnosticati come “iperattivi”. L’iperattività, vissuta alla stregua di una malattia organica, solleva i genitori dall’idea di aver educato male il figlio, ma trasforma quest’ultimo in un malato da curare (spesso con farmaci), impedendo una lettura sistemico-relazionale dei suoi comportamenti (cosa comunicano?).
Come psicologi siamo chiamati a fare diagnosi e sollecitare interventi, consapevoli, tuttavia, di quanto possano incidere le nostre azioni sullo sviluppo futuro e sullo stile di vita degli individui che stiamo trattando. Per questa ragione consideriamo i risultati dei test solo un punto di partenza e non la conclusione del percorso diagnostico.
Ci interessa, invece, lavorare sulla zona di sviluppo potenziale (Vygotskij), quell’area, cioè, in cui il bambino viene stimolato a fare nel rapporto uno a uno con un adulto significativo. I risultati scolastici migliorano notevolmente, se si riesce a creare una relazione empatica, in grado di stimolare la curiosità e la capacità di soluzione dei problemi.
Si crea, così, un circolo virtuoso in cui le prove superate vanno a migliorare il senso di autoefficacia e la fiducia nelle proprie capacità, rafforzando anche la capacità di autocontrollo.
Nello specifico, dopo un colloquio iniziale con i genitori e aver eseguito i test necessari, si propongono una serie di incontri, a cadenza settimanale, orientati alla stimolazione cognitiva e al contenimento affettivo del bambino. Se necessario si richiede un colloquio anche con gli insegnanti, in modo da coordinare gli interventi e renderli ancora più efficaci.
Nella nostra esperienza tutti i bambini hanno beneficiato di tali interventi, riscendo a mantenere i livelli raggiunti e proseguire nel loro percorso scolastico e di vita.
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