Psicologi a Treviso © - La depressione, il mal di vivere. La depressione è una sindrome affettiva caratterizzata da un abbassamento del tono dell’umore, riduzione dell’energia e diminuita attività (da ICD-10: classificazione internazionale delle malattie). La capacità di provare piacere, interesse e la concentrazione sono ridotti; è comune una stanchezza marcata dopo ogni sforzo, anche minimo. Il sonno è generalmente disturbato e l’appetito ridotto, così come l’autostima e la fiducia in sé, spesso accompagnate da idee di colpa e inutilità.
A seconda del numero e della gravità dei sintomi un episodio depressivo può essere classificato come lieve, moderato o grave, reattivo ad un evento stressante oppure apparentemente immotivato, ossia endogeno. Vi sono anche delle modificazioni croniche del tono dell’umore non sufficientemente gravi da rientrare nella diagnosi dei depressione maggiore, ma che sono così pervasive e persistenti da comportare una notevole sofferenza e disabilità (distimia).
Nei casi più gravi è necessario un approccio integrato, multidisciplinare, che consideri l’individuo da un punto di vista biologico, psicologico e sociale. La presa in carico dovrebbe riguardare almeno tre figure professionali: medico di base, psichiatra e psicologo.
Poter usufruire di colloqui clinici e di sostegno permette alla persona sofferente di elaborare i suoi vissuti, dar loro un senso e, successivamente, riconsiderarli da altri punti di vista. Offre altresì un momento di ascolto partecipe e di stimolazione cognitiva.
Nella nostra esperienza si è rivelato utile anche il coinvolgimento dei familiari; il sintomo depressivo può essere visto, infatti, come una sorta di messaggio, comunicazione, che riguarda l’ambiente in cui l’individuo è inserito. Lavorare sul contesto familiare significa sensibilizzare al disagio, oltre che stabilire, tutti insieme, delle efficaci strategie di intervento, legate soprattutto ai problemi e alle difficoltà del quotidiano.
La praticità degli interventi veicola un’idea di competenza e fa leva sul senso di responsabilità di ciascun componente della famiglia e del sistema terapeutico. Questo serve ad incrementare l’autoefficacia, restituisce dignità alla persona sofferente, ma, soprattutto, fornisce gli strumenti per poter essere più sereni e autonomi, fa cioè leva sulle risorse a cui si può attingere, siano esse esterne (parenti, patner, amici, personale medico) che interne (resilienza).