Concepire un bambino ed il bisogno esistenziale di immortalità

 Psicologi a Treviso © - Quando si pensa alla parola “concepire”, immediatamente si associa l’immagine di una coppia, di una donna con il pancione o di una mamma con il suo bambino. Non si pensa, invece, che il concepimento non è semplicemente un atto fisico: prima di tutto, infatti, un bambino viene pensato, si crea quindi una  rappresentazione del nascituro. Il verboconcepire” rende molto bene questo concetto: è sinonimo sia di pensare, ritenere (aspetto psicologico), che procreare (aspetto fisico), ma i suoi significati vanno ancora più in profondità. Il termine deriva dal latino concipio, che significa “prendere insieme, accogliere, immaginarsi, aspirare a…”.
Tutto ciò richiede un’ulteriore competenza: la progettualità; per procreare è necessario, infatti, possedere il senso del futuro, riuscire cioè ad anticipare, a guardare avanti, ponendosi degli obiettivi che guidino l’azione e le diano senso.
In gravidanza il corpo di una donna si trasforma e parte del suo passato e della sua storia vengono attivati e ri-significati alla luce dell’esperienza presente, per questa ragione è importante fornire un aiuto anche a livello psicologico. Una madre è, infatti, una donna molto speciale, diversa da una donna che non ha figli. Già durante le gestazione, cambia il suo modo di pensare e di rapportarsi a sua madre: a livello rappresentativo la propria madre diventa una figura fondamentale di identificazione.
Anche il partner
è visto più come padre che come uomo: in questo periodo diminuisce l’interesse sessuale e anche quello per la competizione e il potere.
Alla nascita del bambino, la preoccupazione materna primaria di mantenerlo in vita fa sì che il piccolo sia posto al centro di tutto, facendo passare in secondo piano bisogni e desideri individuali.
Tutto quello che stato detto finora può essere utile a comprendere il preoccupante fenomeno della crescita zero che, complice le crisi economica, sta interessando il nostro paese. Il non voler generare bambini può, infatti, essere letto alla stregua di un disturbo depressivo. Il tempo della depressione è infatti un tempo dilatato, immobile, privo di futuro e quindi di creatività. Quando si genera una nuova vita, invece, si trasmette parte di noi, del nostro patrimonio genetico. Si crea, quindi, un filo invisibile, che viene arricchito nel tempo da tutti quegli scambi relazionali, che concorreranno a formare la personalità del bambino.
Sapere di poter procreare rimane, anche per chi non desidera dei figli, un aspetto fondante della propria esistenza. Il fantasma della sterilità e dell’impotenza, intesa sia a livello fisico che mentale (non essere fertili, non essere creativi), è strettamente connesso alla depressione e all’isolamento. Per questa ragione bisogna usare cautela con chi deve subire isterectomie, mastectomie, prostatectomie. Non è solo un pezzo di sé che viene asportato, ma tutto ciò che rappresenta a livello simbolico e inconscio. L’incidenza di patologie di tipo depressivo aumenta negli individui più sensibili e non sufficientemente preparati a questo tipo di interventi.
Come soddisfare, quindi, il nostro bisogno esistenziale di immortalità? Essere una persona che si pro-getta nel mondo e si vive le sue relazioni in modo autentico, fare bene il proprio lavoro, essere un buon figlio, un buon fratello, un buon amico, essere una persona che ama e si fa amare… con o senza figli.

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