Quando non stiamo bene e la vita ci sembra ostile, senza uscita, è difficile ricorrere al pensiero positivo e vedere “il famoso bicchiere mezzo pieno”. Per quanto ci sforziamo i problemi occupano la nostra mente e ci rallentano nelle attività quotidiane. Possiamo ricorrere a palliativi, ma un senso di “fallimento” ci accompagna.
Non siamo sereni, non siamo maturati nonostante l’avanzare dell’età. Ci accorgiamo che, più gli anni passano. più la salute diventa precaria, con conseguente accumulo di stress. Dormiamo poco, ci alimentiamo in modo scorretto; il cibo diventa una compensazione: “faccio qualcosa per me”, ma in realtà abuso di cose di cui potrei fare a meno.
Ansia e depressione colorano le nostre giornate e, per lenirle, cibo, alcol, fumo, gioco, droghe, sesso… sembrano essere soluzioni atte a placare il malessere. Qualche volta la fuga avviene a livello tecnologico, cercando forme di comunicazione e sfogo con interconnessioni e viaggi in rete.
L’essere sempre connessi con il mondo stimola ulteriormente la mente già sovraccarica di pensieri e limita il senso di autoregolazione già indebolito dagli eventi. Il quadro si complica con un incremento degli insuccessi personali, affettivi, lavorativi…
Urge ridurre lo stress e riprendersi, aver cura di sé e della propria vita. Si può fare.
L’intervento psicologico appare ora opportuno. Lo psicologo può utilizzare specifici programmi di riduzione dello stress basati sulla Mindfulness.
La Mindfulness è la capacità di essere presenti nel nostro vivere quotidiano, è riflessione sull’ essere al mondo, è sapersi prendere cura di noi stessi con fiducia e autostima, recuperando pensieri, emozioni, vissuti.
Si possono trovare soluzioni nuove, dare senso al nostro agire, liberandoci di vecchi schemi rigidi, inefficaci per affrontare le situazioni. hic et nunc, qui e ora.
Ma da dove arrivano i pensieri negativi? Errori sul lavoro? Preoccupazioni economiche? Paura di star male? Di non farcela?
Può essere difficile gestire ansie e preoccupazioni..
Fino a qualche tempo fa si pensava fosse utile negare il problema, o farlo uscire dalla nostra mente, cacciandolo dai nostri pensieri , ma la repressione e rimozione , ormai è consolidato dalla ricerca, non sono affatto utili; anzi comprimendo i sentimenti questi escono ancora più forti, in modo inaspettato e violento.
Anche qui, lo psicologo può aiutare il paziente a:distrarre il pensiero, concentrando l’attenzione su qualcosa di specifico,possibilmente un’attività creativa piacevole;
- rilassarsi e prendersi cura di sé, diminuendo il tour de force a cui ci stiamo sottoponendo;
- pensare in modo “protetto” a ciò che non si riesce a gestire;
- praticare la mindfulness prendendo consapevolezza di ciò che siamo e cosa possiamo diventare, essendo più forti e consapevoli della negatività che ci opprime.