Quando si perde qualcosa di valore, ci si rammarica, si è tristi, infastiditi, nervosi. In questo caso la perdita riguarda l’avere, il possesso sulle cose. Quando si perde qualcuno, un proprio caro, la perdita ci trafigge, è dentro la nostra persona: riguarda l’essere.
Il lutto è un evento di natura psicologica che può esere elaborato in sede clinica. Dopo una prima fase di torpore, in cui non si realizza cosa sia effettivamente successo, iniziano le tre fasi di elaborazione vere e proprie, che sono: la protesta, la disperazione, il distacco.
Dopo essersi resi conto dell’infausto evento, chi resta comincia ad arrabbiarsi, col destino, con la vita, con le persone intorno, con il defunto che l’ha lasciato. Resosi conto che nulla è come prima, il soggetto cade nella più profonda disperazione. Capisce che è veramente “finita” e si sente smarrito, perso, senza volontà (depressione post-luctum). Questa è certamente la fase peggiore da sopportare che può imprigionare l’individuo in una patologia psichica importante. Dopo circa sei mesi (tempo medio) si inizia ad interiorizzare la persona, a sentirla dentro: siamo giunti alla fase del distacco. L’evento luttuoso ha perso quelle tinte forti ed insopportabili.
Rientrano nei momenti critici, in cui è necessaria l’elaborazione di un lutto, anche la fine di una storia d’amore o d’amicizia.
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