In ogni ambito lavorativo si è remunerati per eseguire determinati compiti, dettati dal mansionario di categoria. É evidente cosa si deve fare, ma non sempre è chiaro il “limite”: sottilmente ci viene richiesto qualcosa in più o noi stessi tendiamo a strafare per nostre esigenze interne, spesso recondite e inconsapevoli.
Ma quale sarebbe il comportamento più conveniente da seguire?
Per gli psicologi, come per altri professionisti, esiste un’ ETICA condivisa dagli iscritti all’Albo e all’Ordine professionale. Ogni professionista sia in ambito clinico, educativo, artistico… deve conoscere i comportamenti più adatti, per eseguire al meglio l’intervento richiesto. Lavorare a compito favorisce un clima relazionale disteso oltre a far raggiungere in modo corretto gli obiettivi prefissati. Collaborare significa portare il proprio contributo, essere assertivi: non passivi, non aggressivi.
Sarebbe opportuno non stabilire legami troppo stretti con i colleghi: si rischia di uscire dal ruolo professionale per entrare in ambito affettivo-amicale, scivolando così sul piano personale. La concentrazione delle proprie energie sul compito diventa, dunque, una sorta di “toccasana”, che porta ad essere sempre più attenti e responsabili e meno presi da se stessi.
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